Canapa per negati e storia di un vermouth.

Premetto che io non ho mai fumato. Niente.

Oggi sono orgogliosa di aver saltato a piè pari la fase dello smettere, tuttavia la questione mi ha creato non pochi scompensi in fase adolescenziale. Il rifiutarmi di fumare unito all’essere una ragazzina imbranata e secchiona, sicuramente non hanno aiutato la mia sopravvivenza agli anni del liceo. Ma ormai è un ricordo (ahimè) abbastanza lontano.

Questo per dire che oggi la questione cannabis è su tutti i media, e io mi trovo assolutamente impreparata. Ed ecco che inaspettatamente corre in mio soccorso, come sempre, il mondo degli spirits e un bel giorno mi ritrovo sulla scrivania Hempatico, vermouth alla Canapa. Che pensare?

Cannabis fields, forever.

Come ogni brava non fumatrice tutto quello che riguarda la questione canapa è sempre stato visto con sospetto e considerato “roba da drogati”, da destinarsi agli amici poco rispettabili (cioè tutti i miei amici).

E così, per farmi cambiare idea, sono stata trasportata in trattore dentro un campo di canapa. Giusto per cominciare con un approccio soft.

Iniziamo col dire che la canapa di per sé è una piantina assolutamente rispettabile. Viene coltivata da secoli in molte regioni d’Italia, specialmente nella zona del Canavese, vicino a Torino, che sembra venisse precedentemente chiamata proprio Canapese.

Coccinella su foglia di canapa

Questa regione era infatti famosa per la produzione di canapa industriale e fino alla metà del ‘900 era leader nazionale nella produzione di tessuti in fibra di canapa, prima che l’introduzione dei tessuti sintetici destabilizzasse il mercato.

Pare che anche le funi della Royal Navy britannica arrivassero da queste zone.

Oltre alla produzione di fibre tessili, i semi di canapa vengono macinati per ricavarne una farina utilizzabile in campo alimentare e, non in ultimo, adatta ai celiaci.

Qualche curiosità: la prima edizione della Bibbia stampata da Gutemberg venne realizzata su carta di canapa così come la prima dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti. In Spagna i filtri di sigarette sono prodotti ancora oggi in canapa e lo erano anche le banconote francesi prima dell’avvento dell’Euro.

Falsa raccoglitrice

Ma è chiaro che la produzione di tovaglie e biscottini non è esattamente al centro del dibattito. La pianta di canapa ha due principi attivi: il CBD e il THC. Il CBD è l’enzima benefico, utilizzato nell’industria agro alimentare e per la cura di molte patologie. Il THC è presente nella resina delle inflorescenze, ed è alla base dei preparati psicoattivi. Mi è stato spiegato che THC e CBD sono come Yin e Yang: si completano a vicenda, sono contrapposti ma all’interno di ogni principio attivo c’è una piccola percentuale del suo opposto.

Entrambi gli enzimi sono presenti in tutte le varietà di canapa ed essenziali alla pianta, ma in base alla specie cambiano le percentuali di THC e di conseguenza alcune sono coltivabili legalmente ed altre no. La canapa coltivata nel campo in questione e utilizzata per la preparazione di Hempatico ha un bassissimo contenuto di THC, ed è quindi assolutamente legale. Il proprietario del campo è un signore sulla sessantina appassionato di piante di mela e produttore di miele. Insospettabile.

Gnocchetti alla canapa e rana pescatrice, molto bene.

Detto ciò, quando siamo tornati a casa con un sacchettino pieno di fiori e fogliette di canapa come memorabilia, non ero proprio confident. Diciamo che essere fermata per possesso di stupefacenti proprio io, che non ho mai fumato nella mia vita, sarebbe stato quantomeno curioso. Vagli a spiegare che ci si fa il vermouth..

Per la produzione di Hempatico si utilizzano Erbaluce di Caluso e Cortese, due vini della tradizione piemontese. Vengono quindi lasciate a macerare in soluzione idroalcolica due varietà di canapa: la Carmagnola, la più antica coltivata in Italia, e l’Eletta Campana. Si ottiene così una tintura di canapa che viene dolcificata e unita alle botaniche tradizionali del vermouth.

I produttori oggi combattono una battaglia legale perché Hempatico venga riconosciuto come Vermouth di Torino Riserva, potendo dimostrare che la canapa sia effettivamente un ingrediente autoctono della zona di Torino. Non rientra sicuramente nel disciplinare, ma allo stesso modo la maggior parte dei vermouth oggi considerati “di Torino” hanno botaniche extra regolamentari. E qui ci si addentra in un territorio polemico dal quale fuggo istantaneamente.  

Hempatico, vermouth resiliente

Quel giorno nel campo ho provato canapa in varie forme: pane, gnocchi, gelato, frittura di foglie e ovviamente, vermouth. Ho visto e toccato con mano carta, corde e perfino mattoni. E così io, che ero ampiamente reticente in materia, ora mi sono quantomeno fatta un’idea.

Non comincerò a fumare, questo è certo. Superata l’adolescenza, non mi sembra proprio il caso. Ma ovviamente non possiamo fare di tutta l’erba un fascio, letteralmente. Nel canavese la coltivazione di canapa è legata alla storicità del territorio, e i suoi produttori contano molto nel rilancio dei suoi derivati in campo agroalimentare per sostenere l’economia della regione.

In medicina poi la questione è ancora più accesa: oggi è dimostrato che CBD e THC siano di grande aiuto nella cura di malattie degenerative quali la SLA e il morbo di Parkinson. Il CBD (cannabidiolo) ha infatti grandi proprietà rilassanti, anticonvulsivanti, antinfiammatorie e viene utilizzato come distensivo nella cura di ansia e panico. E’ un tema estremamente delicato, che merita una riflessione seria e fuori dai luoghi comuni.

Canapa non è solo Bob Marley, Christiania e Full Moon Party. Per quanto la simpatica foglietta ci leghi ad un immaginario verde e fumoso, è una tematica estremamente attuale, seria e assolutamente da approfondire. 

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