Ho comprato la mia prima bottiglia di Skinos mastiha all’aeroporto di Atene nel 2012 senza sapere bene cosa fosse. C’era una bella sfilata di bottiglie bianche molto accattivante, un cartello da Duty Free “prodotto greco numero uno” o qualcosa del genere, e io ero una giovane bartender, facile preda per la signorina addetta alle vendite.

Inaspettatamente, da quel giorno la mastiha è sempre stata uno dei miei ingredienti preferiti da utilizzare in miscelazione. E pochi giorni fa ho avuto la fortuna di essere inviata dai produttori di Skinos direttamente a Chios, l’isola greca dove comincia la nostra storia, e dove tutto sa di mastiha.
Per chi non l’avesse mai assaggiata (male!) la mastiha ha un sapore dolce estremamente riconoscibile che ricorda la carota, la resina e il cetriolo. Se mai doveste atterrare sulla suddetta isola, vi verrà sottoposta in ogni formato. A me, fortunatamente, piace molto. Quindi nessun problema.
La raccolta avviene su un’isola greca, il che vuol dire sole, mare azzurro, cibo meraviglioso, paesini da cartolina eccetera eccetera. La distilleria invece si trova ad Atene, praticamente la nuova capitale della miscelazione con una scena di bar incredibile, un centro città vivace attivo praticamente h 24. Questo per dire che sì, ovviamente il viaggio è stato meraviglioso. Era praticamente scritto.

Partiamo dalla presentazione del gruppetto selezionatissimo con cui mi sono imbarcata dall’Italia: Erik Viola, bar manager di Pinch Milano, Julian Biondi, noto bartender fiorentino, Diego Melorio, proprietario del Quanto Basta di Lecce. Se l’obiettivo era movimentare i consumi di mastiha sul mercato greco, beh direi che abbiamo dato il nostro onorevole contributo.
Siamo atterrati ad Atene nel pomeriggio, e sono riuscita a trascinare il suddetto gruppo all’Acropoli solo perché era oggettivamente troppo presto per cominciare il bartour. Superate le formalità culturali, è giunta l’ora dell’aperitivo. Ora, il bartour di Atene probabilmente richiederà un capitolo a parte. Per farla breve il primo giorno ce la siamo cavata facilmente con la tripletta Odori, The Clumsies, Babà au Rum. Non male.
Il giorno successivo, belli freschi, abbiamo cominciato la giornata con una visita alla distilleria. Ore 10.30 circa, tutto pronto per la prima degustazione. È un duro lavoro, eccetera.

Subito dopo, partiamo per l’isola di Chios, dove tutto ebbe inizio, migliaia di anni fa.
Ma arriviamo al dunque: cos’è la mastiha? Cercherò di essere breve e non eccessivamente secchiona.
La mastiha è la resina dell’albero del Lentisco, che cresce in tutto il Mediterraneo ma solo a sud dell’isola di Chios viene intagliato e produce una resina che cade al suolo e si solidifica. La raccolta avviene a mano, come da tradizione. Si ottengono dei cristalli di varie dimensioni e forme che vengono puliti ancora oggi dalle signore dei villaggi intorno alle piantagioni.

Questi villaggi hanno la forma di veri e propri castelli, perché la mastiha è sempre stata considerata un ingrediente preziosissimo per le sue proprietà curative. Così questi villaggi in pietra erano il rifugio perfetto in caso di attacco. Parliamo di un ingrediente che viaggiava nel Mediterraneo già dal 600 a.C., e che per secoli è stato venduto per medicina, cosmesi, pasticceria e, successivamente, distillazione.
Non c’è da stupirsi se gli abitanti dell’isola abbiamo un rapporto profondo con questi alberi, e ne conservino gelosamente i segreti tra le mura dei villaggi. Noi abbiamo visitato Mesta e Piryì, assolutamente incantevoli.

La raccolta della mastiha è un lavoro duro e faticoso, ancora oggi svolto quasi interamente a mano. Esistono numerose canzoni tradizionali tramandate di generazione in generazione. La più suggestiva la abbiamo ascoltata al museo della mastiha: una madre si augura che brucino gli alberi di mastiha, e che la figlia non sia destinata alla sua stessa vita.
Dopo la raccolta la mastiha viene classificata alla stessa maniera dei diamanti: per forma, dimensione, lucentezza, colore e taglio. Quella di tipo A, la più pregiata, viene venduta in medicina e utilizzata per la produzione di Skinos. Le altre categorie vengono vendute per pasticceria e cosmesi.
La distillazione avviene ad Atene nella stessa distilleria di Metaxa. I cristalli vengono lasciati a macerare in alcol e poi distillati in alambicco di rame. La mastiha è estremamente appiccicosa, e dopo ogni distillazione è necessario ripulire l’alambicco. Per questa ragione non divertentissima, raramente la mastiha viene distillata. La maggior parte dei produttori utilizza estratti o oli essenziali. Una volta distillata viene lasciata a riposare, tagliata con zucchero e acqua e poi imbottigliata.

Dopo due giorni sull’isola posso dire di aver provato mastiha in ogni forma: gelato, biscotti, shampoo, cicche, caramelle, sciroppo, creme solari e dentifricio. Con una particolare attenzione a quella liquida e alcolica, ovviamente, che abbiamo consumato in abbondanza e con grande soddisfazione.
I nostri compagni di tour non hanno potuto evitare un ampio consumo di Skinos a shot. Ora, io ho una policy NO SHOT almeno dal 2014, per autoconservazione. Ma ovviamente in queste situazioni dire di no è molto difficile e poco simpatico. E quindi, ahimè, shot di Skinos per tutti. E’ sempre un duro lavoro, ma qualcuno deve pur farlo.
L’utilizzo perfetto e preferito dai local è sicuramente in long drink, in versione sour oppure miscelata con limone, basilico e soda. Ottima anche semplicemente con tonica. Qui possiamo vedere uno stimato bartender milanese preparare la sua versione di Skinos Sour.
Abbiamo trascorso solo una notte sull’isola, ma meriterebbe un soggiorno più approfondito. Perché è chiaro che, mastiha a parte, qui proprio male non si sta. C’è anche un grazioso cocktail bar nella città principale che si chiama Oz. Nel caso uno volesse farsi pure un mini bartour, ebbene si può.
Tornati ad Atene tipo a mezzanotte con l’ultimo volo dall’isola, il mio dream team era estremamente motivato, e non abbiamo potuto evitare di chiudere tutti i bar della città e tornare in hotel a un’ora indegna. Il nostro secondo bartour è stato così composto: Noel, 7 Jokers, pausa suvlaki, Babà au Rum. Quest’ultimo come sempre si posiziona molto in alto nella classifica dei 50 best del mio cuore.
E qui, fortunatamente per la mia conservazione, finisce il viaggio. Ringrazio i miei compagni di avventura: persone con la rara capacità di addormentarsi su qualsiasi mezzo in movimento, dipendenti dalle “pause birretta” e con un rapporto conflittuale con la sveglia. A parte questi dettagli, vi voglio bene!
