Lecce: barocco, proibizionismo e un pizzico di Cuba.

Sono stata a Lecce per la prima volta circa un anno fa, ed è stato love at first sight.

Lecce, guardando in sù

Il centro storico è assolutamente incantevole, uno di quei gioiellini di cui la nostra cara Italia è fortunatamente ricca. Ogni stradina nasconde una miriade di dettagli che mi fanno pensare: quanto vorrei essere una fotografa così abile da catturarli tutti! E purtroppo, o per fortuna, tanto abile non sono. E così ogni volta mi riprometto di tornare a Lecce, per “guardarla” meglio e non smettere di stupirmi.

Sono stata a Lecce due volte, e nella mia prima visita ho avuto la fortuna di ritrovarmi quasi per caso con una guida bar-turistica d’eccezione: il mio amico Andrea Carlucci. Credo di non esagerare dicendo che il livello altissimo della scena di bar della città sia in gran parte attribuibile alla spinta che hanno dato Andrea e Diego con l’apertura del Quanto Basta, nel 2013, oggi riconosciuto come uno dei migliori bar in Italia. E non è un mio pensiero: lo dicono tutti.

Dettagli

Ho conosciuto questi due individui mentre lavoravo al Rita: per loro ogni occasione era buona per fare un salto a Milano e perdersi tra i bar del Naviglio. E così tutti i bartender milanesi venivano invitati a Lecce con tale amichevole insistenza che prima o poi tutti ci siamo andati davvero, e ce ne siamo perdutamente innamorati. Penso che anche l’ente del turismo locale dovrebbe ringraziarli.

Io sono arrivata a Lecce con grande ritardo, dopo essere stata invitata al Quanto Basta almeno duecento volte. E così un bel giorno, per varie vicissitudini, mi sono trovata in Puglia con una sera libera e un unico obiettivo: saldare la mia promessa. Così ho chiamato il mio amico Andrea che mi ha organizzato una di quelle seratine che rimangono nella memoria. E mi ci è voluta una settimana per riprendermi. Anche a lui credo.

Quando Basta

Il bartour di Lecce comincia dal Quanto Basta, e non ci sono scuse. Il bar in sé è semplice e accogliente, sui toni chiari del legno. L’interno è anche piuttosto piccolo, ma gran parte del lavoro si svolge su strada. E qui siamo in pieno centro storico, quindi in strada ci si sta più che volentieri. I drink sono fantastici e lo staff pure: anche se non trovate al bar il duo sopra citato, non cambia nulla. E questo è sempre molto importante. Non mi dilungo ulteriormente su questo locale perché penso si sia intuita la mia preferenza. Insomma, andateci e basta.

Seconda tappa del mio bartour Leccese è stato il Saloon Keeper 1933. Qui siamo nel mondo dei bar stile speakeasy, che ricordano nell’arredamento il periodo proibizionista e gli anni ’30. Nel mondo ormai di locali del genere ce ne sono a non finire, e io ne ho visti così tanti che sarei quasi tentata di dire basta, cambiamo. Tuttavia, bisogna ammettere che alla fine questi angolini fuori dal tempo hanno sempre il loro fascino. E ovviamente per i local e i turisti diventano tappa memorabile. Insomma, gli speakeasy vanno sempre di moda. E il Saloon Keeper è arredato con gusto e dovizia di dettagli, che non possono mancare agli appassionati del genere. Purtroppo, ho bevuto solo un drink che non ricordo neanche molto bene (l’età!). Ma ho un ottimo ricordo del locale, quindi sicuramente sarà stato buonissimo.

Laurus Lecce

Altro tributo alle lucine soffuse e al gusto retrò è una perla nel cuore del centro molto amata dai nerd della miscelazione e non solo: il Laurus. Ambiente estremamente curato ed elegante, musica soft, candele e tutto l’armamentario da posto che piace. Marco Fabbiano, il titolare, lo abbiamo conosciuto dietro al bancone del 1930 al Milano, e non potevamo non ritrovarlo in una location altrettanto suggestiva. In più qui è circondato dal centro storico barocco più bello d’Italia. – Senza nulla togliere alla mia cara Milano sud, forse gli è andata meglio così. Drink list molto elaborata, ho bevuto un drink bellissimo e molto buono. Questo me lo ricordo e l’ho pure fotografato. Così non ci sono dubbi.

Quella sera ci sono state altre due tappe (almeno), tra cui un localino dai toni vintage proprio accanto al Quanto Basta, che per fugare ogni dubbio riguardo allo stile, si chiama proprio Prohibition. Insomma, piace. Non c’è niente da fare. Questa credo fosse la tappa finale del nostro bartour, tipo la chiusura del cerchio, quindi ci siamo arrivati in stato alcolico avanzatissimo. Ho fatto una lunga chiacchierata coi ragazzi che spero non abbiano un pessimo ricordo della mia performance. Il posto è molto carino e lo staff estremamente gentile. Dovrei tornarci in condizioni migliori, ecco.

Colonial

Ultimo locale degnissimo di nota era chiuso durante il suddetto bartour, e l’ho quindi scoperto al secondo giro. Un locale che recita “una finestra su Cuba nella città barocca per eccellenza”. E già ci fa un po’ sorridere. Parliamo del Colonial Lecce, impersonificato nella figura di Oronzo, il proprietario. Il Colonial è una stanzetta non in stile proibizionismo, questa volta. Siamo ovviamente a Cuba verso gli anni ’50. Bella selezione di Rum, cocktail semplici e ben fatti. Ho bevuto un ottimo daiquiri ma sfortunatamente lavoravo e non mi sono potuta intrattenere troppo a lungo. Perché la pericolosità di questo locale è proprio Oronzo, che è quel tipo di bartender per cui entri per un drink veloce e poi esci dopo sei.

Insomma, questa è una pagina che ci tenevo tanto a scrivere perché Lecce merita davvero la nostra stima professionale. Credo sia stupefacente come in una città così piccola possano coesistere tante realtà interessanti e di alto livello. Ed è la prova di come investire sulla qualità alla fine paghi sempre: quando insegniamo ai nostri clienti a riconoscere le cose buone, fatte con amore, difficilmente torneranno indietro. E quindi creiamo quel circolo virtuoso per cui migliorarsi diventa necessario. Qui è successo, e il risultato merita una visita. E la merita anche la città, ovviamente. Anche senza bartour, ma sarebbe molto meno divertente!

Salute!

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