Bologna è sicuramente una città con molto carattere. Se Milano è la città della moda e dei localini trendy, Bologna è la città degli universitari e degli artisti di strada. Quando lavoravo al Rita uno dei miei colleghi preferiti era di Bologna, ed era stato soprannominato, con grande fantasia, “il Bologna”. Abilissimo bartender, per ribellarsi agli affitti troppo alti di Milano aveva pianificato di trascorrere l’estate accampato con una tenda nel parco di fronte al locale – Ed era serio. Fortunatamente lo abbiamo convinto a desistere.

Ecco, quando penso ai giovani bolognesi, penso a personaggi di questo calibro. E dato che studenti, artisti e giovani eccentrici notoriamente non bevono cocktail che costino più di 5 euro, sulla carta Bologna non è esattamente la città ideale per aprire un cocktail bar di successo. Tuttavia, per fortuna, gli stereotipi lasciano in tempo che trovano. E sebbene Bologna sia effettivamente una città alternativa e giovane, non manca materiale per un bartour di ottimo livello, e anche walking distance, cosa che io vivo sempre come un grandissimo plus.
Tanto per cominciare, Bologna è stata una tappa fondamentale nella mia carriera di bartender. Posso dire che quasi tutto ebbe inizio per me proprio in questa città, dove diversi anni fa (non voglio contarli ma temo, ahimè, siano vicini alla decina) venivo in pellegrinaggio per seguire i corsi organizzati dal mio ormai amico Federico Mastellari nella sua scuola. A quel tempo a Bologna non c’erano molti locali che lavorassero sulla miscelazione, come in tutta Italia del resto, ma c’erano una scuola e un Tiki bar. Ed era già un ottimo inizio.

Il Tiki bar in questione è aperto tutt’ora ed è il Nu Lounge bar, proprio a due passi da Piazza Maggiore. La prima volta che sono stata qui ero rimasta decisamente colpita, perché ovviamente il concetto di Tiki mi era assolutamente sconosciuto. La cultura a cui fa riferimento questo locale nasce negli anni ’30 e 40’ in America con i due grandi pionieri del genere: Trader’s Vic e Don The Beachcomber. Questi due signori aprirono locali di grande successo strabordanti di fiori, noci di cocco, frutta esotica e bevande infuocate servite in bicchieri dalle forme stravaganti.
Ecco, questo è quello che ho visto la prima volta che sono entrata al Nu Lounge. Ai tempi era uno dei locali più all’avanguardia in Italia, e sicuramente il primo Tiki bar in assoluto. Oggi, forse leggermente ridimensionato, rimane comunque un locale molto frequentato e divertente, e l’atmosfera non è cambiata.
A distanza di pochi metri troviamo un trittico di localini che potrebbe già costituire un bartour a sé, molto pericoloso. Cominciamo con Casa Minghetti. Al centro di Piazza Minghetti, sembra in effetti una casa. L’insegna molto discreta e una porta chiusa ermeticamente lo rende di difficile reperibilità. Ogni volta che mi trovo davanti alla suddetta porta chiusa, non so bene come comportarmi. Una volta ho suonato aspettando una risposta, invece bastava spingere. La porta è sempre aperta. All’interno siamo in un accogliente salottino col soffitto affrescato. Sempre molto affollato, ottimi i drink. Un po’ buio, un po’ secret.

Vicino c’è il Camera con Vista, all’interno di un bellissimo palazzo del ‘700, sia cocktail bar che ristorante. Ha anche un delizioso spazio all’aperto sul ciottolato della piazza. Qui si può cenare e anche molto bene, nelle sale affrescate e arredate con mobili d’antiquariato. Diciamo che è adatto a una cena romantica, non proprio ad un piatto veloce da bartour. Anche il bancone riprende lo stile di una vecchia farmacia, sovrastato da un bellissimo lampadario in cristallo. Ecco non proprio un bar da universitari, anche se mi dicono che il weekend sia il delirio vero. Io sono sempre stata in settimana ed effettivamente è sempre ben popolato. Bene, bravi!
In ultimo nel bartour interno al bartour troviamo Ruggine. Locale molto divertente in stile industriale. C’è una bicicletta appesa al bancone e altra oggettistica eclettica. Pare sia stato un magazzino e poi un negozio di biciclette, per l’appunto. Posto semplice ed efficace, perfetto per mangiare un piatto veloce con un bel drink, cosa che io amo sempre, magari seduta proprio al banco. Ho un ricordo di un gran piatto di tortellini. Sono pur sempre una turista!

Ultima tappa del tour, leggermente più defilato troviamo il Bizzarre. È uno di quei locali dove è il barman a fare la differenza, e questa è la casa di Enrico. Il posto in sé è piccolino, una quindicina di posti a sedere al massimo. Praticamente un corridoio arredato con gusto e con un bel banco bordato d’ottone. Ma la differenza, appunto la fanno i cocktail. Ora, non mi ricordo se c’è una drink list. Probabilmente si, ma io ho sicuramente seguito i consigli del barman, sempre un’ottima scelta, e forse non l’ho nemmeno vista. O forse avevo già bevuto troppi drink. Tutto è possibile. In ogni caso sarà sicuramente una lettura interessante! Imperdibile, consigliatissimo.

Qui per il momento finisce il mio bartour. O meglio, direi che è uscito fuori materiale per almeno un paio di itinerari: fare tutto in un unico giorno è altamente sconsigliabile. Ma ovviamente non sarò io a giudicare la vostra sete! Consiglio di intervallare con un piatto di tortellini o comunque una bella mangiata, e godersi nel tragitto i portici di Bologna, affollati di musicisti, studenti, turisti e tutto quel bel miscuglio di umanità che è un po’ il marchio di fabbrica della città.
La prima volta che sono stata qui per un corso in Drink Factory avevo dormito in un ostello vicino al centro storico. Ormai, fortunatamente, i tempi da backpacker sono passati e posso permettermi sistemazioni da persona quasi adulta. Ma alla fine le persone e i locali che frequento sono le stesse di allora. Insomma, in questi (ahimè) dieci anni non è cambiato molto. Hanno solo aperto altri bar.