Bonjour Paris!

Ovvero, Parigi e i suoi assolutamente introvabili speakeasy

Parigi è sicuramente la città dell’amore, della vie en rose, il pain au chocolat e romanticherie varie, ma è anche una grande capitale per gli amanti della miscelazione. Negli ultimi anni sono stata a Parigi diverse volte, e anche qui i cocktail bar sono spuntati come il prezzemolo in tutti i quartieri. Ma quello che mi ha colpito, e che sicuramente i francesi sanno fare molto bene, sono gli speakeasy.

C’est moi!

Gli speakeasy, per chi avesse vissuto in un altro pianeta negli ultimi anni, sono i famosi bar clandestini del periodo proibizionista. Oggi vuol dire che ogni fiorista, pizzeria, lavanderia e chi più ne ha più ne metta potrebbe nascondere un bar sul retro.

Ora, gli speakeasy mi divertono fino a un certo punto. Soprattutto perché quando viaggio non mi è sempre chiaro che il bar in cui mi sto dirigendo sia “secret”, quindi mi capita ogni santissima volta di arrivare di fronte all’indirizzo, non trovare il bar, a volte non trovare neanche l’indirizzo – perché mannaggia a voi se siete scaltri nel complicare le cose. Mi è anche capitato di entrare in un locale che non era un bar e chiedere se ci fosse per caso un cocktail bar nascosto da qualche parte. E non c’era.

Come dicevo, i parigini in questo sono abilissimi. E probabilmente hanno una regolamentazione molto “amichevole” che permette di infilare un bancone praticamente ovunque.

Il posto più emblematico in questo senso è La Mezcaleria. L’indirizzo nel quartiere Marais è un ristorante peruviano all’interno di un hotel. Quindi entro nell’hotel, entro nel ristorante peruviano e vengo indirizzata in cucina. Attraverso tutta la cucina schivando i camerieri e le minacce dello chef (che mi immagino quanto gradisca l’invasione del suo spazio vitale), e proprio DENTRO la cucina del ristorante peruviano c’è una porta con scritto La Mezcaleria. Ed eccoci arrivati in Messico, passando dal Perù.

La Mezcaleria

Altro ingresso sfidante è quello del Moonshiner. Qui ci troviamo di fronte a una pizzeria, con tanto di pizzaiolo in vetrina, bandierine italiane e buon profumino. Sul fondo della pizzeria c’è una porta di legno che conduce a un magazzino, e successivamente al bar. Il Moonshiner è il classico speakeasy stile anni ’30, luci soffuse, carta da parati, decori vintage. Tuttavia, un grande + per quanto mi riguarda, il weekend c’è il delirio vero. I cocktail migliori del mio ultimo tour parigino. Staff quasi tutto genovese (ah, la fuga di shaker!)

Nella zona di Pigalle invece si trova il Big Mama, che più che un ristorante è una palazzina rosa amatissima dai modaioli. Al piano interrato si nasconde (bene) il No Entry. Quindi si scende una rampa di scale, si aprono un paio di porte e dopo un chiaro invito a NON entrare ci si trova nella cella frigorifera. Dopo un rapido controllo alla carne, belli freschi si oltrepassa un’altra porta sul fondo e come per magia ecco un cocktail bar! Un posto davvero strano e indescrivibile. Da non perdere!

L’ingresso del Moonshiner

Ultimo ma non per importanza, anzi tra i più amati (anche dalle classifiche), forse il Candelaria è stato uno dei miei primi speakeasy in assoluto. Qui torniamo nel Marais, e ci troviamo di fronte a un tacos bar. Proprio sul fondo del locale c’è una porticina dalla quale si accede al bar. Il Candelaria è stato uno dei primi locali di Parigi e forse d’Europa a lavorare i distillati messicani ad alto livello prima che esplodesse la moda del mezcal. Sempre molto affollato e festaiolo.

Ne potrei elencare tanti altri, secret e non, ma potrebbero volerci troppe pagine. Quindi lascio a voi il brivido della scoperta! Da queste parti i cocktail bar sono tanti, gli speakeasy difficilissimi da trovare ma molto divertenti, il pane e i dolci sono i migliori d’Europa. E la città, anche senza bere, è sempre incantevole. Ripartiamo?


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